Significato dell’esistere e dell’operare del Movimento per la Vita (MpV)
e del Centro di aiuto alla Vita (CAV) a Città di Castello
Il CAV ha la sua origine a Città di Castello nel 1981, per l’impulso di Mons. Cesare Pagani vescovo, in Corso Vittorio Emanuele 43, ospiti delle suore dell’ospedale: nel 1990 ha preso forma il MpV, nella stessa sede; successivamente si era andata realizzando una casa di accoglienza dal nome ” Ain Karin” in via S.Francesco 4, dove veniva anche trasferito l’attività delle due realtà , CAV e MpV; dal 2006, il MpV si va organizzando come sede presso le Piccole Ancelle del S. Cuore in Via XI settembre 38.
Quanto abbiamo fatto, lo lasciamo alla storia: sentiamo però la necessità di operare in maniera instancabile a favore della vita, nascente e al termine in modo particolare.
Come CAV, il nostro operare è a favore dell’ascolto e dell’ accoglienza delle mamme in difficoltà, offrendo sentiamo all’opposto il desiderio di favorire in lei una consapevolezza del dono di quella vita offrendo tutti i sostegni di cui siamo in grado; in particolare ci è emerso in questi ultimi tempi il dovere di proporre alle mamme in difficoltà economiche la soluzione di questi problemi alla Caritas diocesana , anche facendo confluire a lei sia eventuali Progetti Gemma nazionali , che offerte raccolte localmente in certe occasioni.
Doverosa poi e straordinariamente necessaria, al seguito di certe difficoltà temporanee di alloggio, la collaborazione con l’attuale Casa di Accoglienza delle Piccole Ancelle, aiuto discreto da loro offerto.
Come MpV, la sua azione è indirizzata ai bisogni culturali ed educativi del nostro tempo, in collaborazione con gli Istituti scolastici , seguendo la proposta di specifici temi nell’ambito del concorso nazionale per gli studenti universitari, e per gli ultimi tre anni delle medie superiori; a Città di Castello da più di 20 anni , questa proposta ha interessato anche le scuole elementari fino al biennio delle superiori.
Il CAV e il MpV in questa breve nota si sono espresse solo le linee essenziali del loro esistere, non scendendo In nessun appuntamento di date o di programmi: siamo a disposizione nel sito della diocesi,per eventuali bisogni di intervento o proposte di attività, rispondiamo al numero di cellulare del MpV 3893169757, lasciando il nostro orario di apertura presso la sede in via XI settembre 38 ogni lunedì dalle 17 alle 19.
Come ci dirà il messaggio della CEI per la Giornata per la vita del 2017, ” alla scuola di Papa Francesco si impara a sognare… Sognare con Dio e con Lui osare e agire”e riferendosi alla Santa degli ultimi di Calcutta, lei “ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce ‘ nel suo ” ho sete ” (Gv 19,28’ : è la voce dei sofferenti , il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace “.
Grazie per l’ascolto che il Sito diocesano ci può offrire.
Dott. Renzo Tettamanti
Presidente del Movimento per la Vita e Centro di Aiuto alla Vita
La 44a Giornata Nazionale per la vita
6 febbraio 2022 – Custodire ogni vita
«Al di là di ogni illusione di onnipotenza e autosufficienza, la pandemia ha messo in luce numerose fragilità a livello personale, comunitario e sociale. Non si è trattato quasi mai di
fenomeni nuovi; ne emerge però con rinnovata consapevolezza l’evidenza che la vita ha bisogno di essere custodita. Abbiamo capito che nessuno può bastare a sé stesso». Inizia così
il messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei per la 44ª Giornata nazionale per la vita che si celebrerà il 6 febbraio 2022 sul tema, dedicato al tema “Custodire ogni vita.
«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse » (Gen 2,15)”.
Sullo sfondo, la «lezione recente della pandemia», ovvero la «consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti
– scrivono i vescovi citando le parole di Papa Francesco -. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme». In concreto, «ciascuno ha bisogno
che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione». Soprattutto le categorie più deboli. E il pensiero dei
presuli va anzitutto ai giovani e agli anziani. I primi «hanno subito importanti contraccolpi psicologici» e in molti casi non riescono ancora a «guardare con fiducia al futuro».
Un’incertezza crescente, la loro, che si riflette anche nell’ulteriore picco della denatalità registrato nel 2020-2021, a danno delle giovani famiglie. Tra i secondi, gli anziani, vittime in
gran numero del Covid-19, «non pochi si trovano ancora oggi in una condizione di solitudine e paura, faticando a ritrovare motivazioni ed energie per uscire di casa e ristabilire relazioni
aperte con gli altri» E quelli che vivono una situazione di infermità «subiscono un isolamento anche maggiore, nel quale diventa più difficile affrontare con serenità la vecchiaia».
Acuite dalla crisi anche le fragilità sociali, «con l’aumento delle famiglie – specialmente giovani e numerose – in situazione di povertà assoluta, della disoccupazione e del precariato,
della conflittualità domestica». È il mezzo milione di nuovi poveri di cui parla il Rapporto 2021 di Caritas italiana, con «forme inedite di disagio». Ma lo sguardo dei vescovi si allarga
ancora, ai popoli dei Paesi più poveri, nei quali «le conseguenze della pandemia sono ancora più gravi» e la vaccinazione di massa è un obiettivo ancora lontano. «Dinanzi a tale
situazione, Papa Francesco ci ha offerto san Giuseppe come modello di coloro che si impegnano nel custodire la vita. Nelle diverse circostanze della sua vicenda familiare – si legge
nel messaggio -, egli costantemente e in molti modi si prende cura delle persone che ha intorno, in obbedienza al volere di Dio. Pur rimanendo nell’ombra, svolge un’azione decisiva
nella storia della salvezza, tanto da essere invocato come custode e patrono della Chiesa». Il Consiglio permanente Cei ricorda quindi le moltissime persone che fin dai primi
giorni della pandemia «si sono impegnate a custodire ogni vita, sia nell ’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato
solidale», pagando a volte un prezzo anche molto alto. «A tutti va la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento: sono loro la parte migliore della Chiesa e del Paese; a loro è legata
la speranza di una ripartenza che ci renda davvero migliori. Non sono mancate tuttavia – prosegue il messaggio -, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate
spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti ». È il caso della «riaffermazione del “diritto all’aborto”» e della prospettiva di un «referendum
per depenalizzare l’omicidio del consenziente». I vescovi lo ribadiscono con fermezza: «La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia.
Come comunità cristiana facciamo continuamente l’esperienza che quando una persona è accolta, accompagnata, sostenuta, incoraggiata, ogni problema può essere superato o comunque
fronteggiato con coraggio e speranza». L’esortazione arriva, ancora una volta, dalle parole del Papa: «Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore». Ancora, «è
l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È
il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene». Un compito al quale, è l’auspicio, «non si sottraggano le persone, le famiglie,
le comunità e le istituzioni. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata».