Don Serafino Rondini, fiamma di amore fraterno

L’estate 2024 offre anche alla comunità ecclesiale l’occasione per fare memoria dei drammatici fatti di ottanta anni fa, quando il territorio altotiberino, come buona parte dell’area umbro-marchigiana e tosco-romagnola, fu interessato dal passaggio del fronte. Tra le centinaia di morti, in gran parte civili, vi fu anche don Serafino Rondini, parroco di Pistrino (dove aveva promosso la costruzione della nuova chiesa dedicata al Sacro Cuore e diventata in seguito un luogo simbolo di quella comunità). Come noto, egli morì il 25 luglio 1944 a causa di un bombardamento, mentre, insieme ad altri compaesani, cercava di mettersi in salvo. In quell’occasione, per lo stesso motivo, morirono anche Ernesto Ceri, Asterio Ravarelli, Giuseppe Romanelli, Cesira Tifernati e suor Matilde Beni delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. È bene ricordarli insieme sia perché tutti vittime della stessa guerra, sia perché don Serafino non è morto da solo, ma con la sua gente, quella gente in mezzo alla quale era rimasto, continuando a offrire aiuto, conforto e speranza in un frangente così drammatico e doloroso.

Come lui, anche il vescovo, mons. Filippo Maria Cipriani, e moltissimi altri parroci condivisero le sorti del loro popolo,  rappresentando per tutti un punto di riferimento sicuro. Vescovo e preti seppero tenere vive la fede, la speranza e la carità, si impegnarono per evitare – quasi sempre riuscendoci – stragi e vendette, tennero accesa una fiamma di amore fraterno in un momento in cui sembrava che l’odio potesse disumanizzare la vita delle popolazioni.

Ottanta anni dopo ricordiamo con gratitudine quanti seppero rimanere al loro posto, assumendosi le proprie responsabilità di pastori della comunità ecclesiale e, spesso, anche quelle di amministratori delle comunità civili abbandonate a se stesse dalle autorità pubbliche.

+ Luciano Paolucci Bedini
Vescovo di Città di Castello