La Pasqua che celebriamo quest’anno porta con sé una novità rilevante che proprio alla luce della tradizione cristiana ci aiuta a leggere e comprendere il cammino della Chiesa e la storia della salvezza. Oramai da quasi nove mesi due diocesi vicine, come Città di Castello e Gubbio, sono state unite, nella persona del Vescovo, per camminare insieme verso una piena unità. Il Santo Padre Francesco ha chiesto ai vescovi italiani di pensare una ricognizione dei territori e delle chiese locali in vista di una sostanziosa riduzione del numero delle diocesi, ed ha avviato questa operazione unendo con questa formula canonica dell’in persona episcopi già 35 cinque diocesi italiane.
Tanti motivi legati alla storia, alla cultura, alla conformazione del territorio e alle tradizioni civili e religiose, sembrano non consigliare questa scelta e non favorirne la realizzazione. Per contro ci sono emergenti fenomeni socio-ecclesiali che invece con forza e urgenza lo richiedono: il drastico calo della partecipazione alla vita della Chiesa dei nostri popoli; la riduzione, se non quasi, l’azzeramento delle vocazioni al sacerdozio; lo stile di vita e l’organizzazione quotidiana delle famiglie di oggi; la crescente difficoltà a gestire una presenza capillare e un patrimonio di strutture da parte delle diocesi e delle parrocchie (per non parlare della vita religiosa).
La Chiesa di Gesù risorto che, ovunque, nei secoli, ha annunciato il vangelo e ha fondato nuove comunità di credenti, non ha avuto mai limiti e confini, se non quelli della testimonianza dei suoi membri e del mandato missionario ricevuto dal suo fondatore. Ovunque il vangelo portava frutto nasceva una nuova comunità con i suoi pastori, e dove la forza del vangelo si è spenta la Chiesa non è più presente, o si è ridotta di molto. È per questo che vorrei invitare tutti i cristiani dell’Alta Valle del Diocesi di Città di Castello
Chiascio e dell’Alta Valle del Tevere (non a caso due territori benedetti dall’acqua) a lasciarsi illuminare dalla luce di Pasqua per dare forza ed entusiasmo ad un cammino che ci è messo dinnanzi.
Cristo risorto spezza ogni legame e ci libera da ogni vincolo, che non sia solamente quello dell’amore misericordioso del Padre che gratuitamente ci è stato donato. Oggi più che mai i credenti sono chiamati ad essere lievito di una nuova umanità che sappia superare le differenze e le distanze umane, evitando di farne motivi di divisione, per creare e rigenerare un solo popolo, sotto un unico Signore, perché ogni uomo incontrando la Chiesa trovi una casa aperta e una famiglia accogliente per respirare la speranza e rinnovare la vita.
La forza della risurrezione non teme alcun ostacolo e inaugura una storia nuova di cui noi tutti battezzati siamo debitori, e di cui tutti siamo chiamati a diventare partecipi. La fede, il vangelo, la carità, la preghiera e la fraternità della Chiesa non mortificano le storie e le vicende da cui veniamo, non appiattiscono le tradizioni e gli stili, non uniformano le realtà e le iniziative, ma sono le sorgenti da cui promana la comunione dei figli di Dio di ogni latitudine e tempo. Molto triste sarebbe se ciò che è destinato ad unirci ci dividesse. Saremmo fuori strada. Invece, proprio ciò che in Gesù ci fa un unico popolo salvaguarda e alimenta le peculiarità e la creatività, perché in noi agisce lo Spirito del risorto.
Sono molto fiducioso che questo cammino delle nostre Chiese che accade, non a caso, nel tempo in cui tutta la Chiesa italiana è in ascolto dello Spirito nel percorso sinodale, possa essere la grande occasione di una vera ripartenza. Anche noi potremo passare dalla paura del cenacolo alla gioia della condivisione della fede se insieme sapremo con fiducia attendere in preghiera la potente azione dello Spirito Santo. E proprio per significare questo, invito fin da subito tutti i fratelli e le sorelle, tutte le comunità e i gruppi delle due diocesi sorelle, a celebrare insieme la solenne Veglia di Pentecoste la notte del 27 maggio prossimo nella chiesa parrocchiale di Cristo risorto ad Umbertide.
Ci guidi il Signore a salire insieme a Gerusalemme
per contemplare l’amore di Dio che ci ha salvati!
don Luciano, vescovo
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